Alessia Bellon campione dell’impegno civico a Treviso e nel Veneto
In questi giorni avvengono fatti straordinari in Europa e nel mondo che danno l’idea del ritmo straordinario che prendono i grandi eventi nei periodi storici che determinano i momenti di cambiamento epocale.
Un vecchio mondo sta morendo, anzi sopravvive a sé stesso, mentre un nuovo mondo assume nuova forma e prende vita. L’epicentro è in Europa, nell’occidente, nelle regioni storiche che si stanno alzando in piedi al cospetto della comunità degli stati del mondo, prendendo il posto che la storia loro riserva.
Martedì 23 gennaio il parlamento catalano ha approvato con 85 voti a favore, 41 contrari e 2 astenuti, la “Dichiarazione di Sovranità e del diritto di decidere del popolo di Catalogna”, primo passo verso l’indizione del referendum per l’indipendenza della Catalogna che avverrà entro il 2014.
Sono ormai fatti noti invece l’accordo tra Salmond e Cameron per l’indizione del referendum per l’indipendenza della Scozia, che si terrà pure nel 2014 e l’avanzata elettorale strabiliante della Nuova Alleanza Fiamminga che sta rendendo sempre più vicino l’ottenimento dell’indipendenza delle Fiandre, nel cuore d’Europa.
Un’Europa che in realtà con l’allargamento ad est e nei Balcani vede sempre più come proprio baricentro ideale e fulcro strategico proprio il Veneto e Venezia.
Merita allora ricordare cosa scriveva Der Spiegel, la più letta tra le riviste tedesche, nell’agosto 2012:
“Ci sono altre analogie sorprendenti tra le aziende di successo in Veneto e le aziende di piccole e medie dimensioni in Germania. In entrambi i casi, le imprese familiari perseguono una strategia che mira ad individuare e occupare nicchie nell’economia globale. L’economia tedesca è famosa per i suoi “campioni nascosti”, società di ecellenza mondiale nascoste nelle campagne, in zone come la Svevia, che si trova nel sud-ovest Germania, o la zona intorno a Paderborn in Germania nordoccidentale. In Italia, i leader del mercato nascosti sono concentrati nel nord-est.”
“Treviso, a circa 25 chilometri a nord ovest di Venezia, è il fulcro. Palazzi magnificamente affrescati testimoniano la prosperità e la grande dignità della città. Canali romantici attraversano il centro storico, e baristi gentili servono il Prosecco dei vigneti della Marca sotto i portici della città. Tuttavia, la città appare molto poco italiana. Non ci sono autisti che suonano il clacson o usano corna scaramantiche, tutto è ordinato, come uno spillo, e tutti i posti auto nel centro della città sono numerati in sequenza.”
Treviso appare ai tedeschi come il fulcro di un sistema economico che a loro ricorda la Germania e a noi l’Europa. Treviso, infatti, come tutte le città venete, ha una profonda e sconosciuta storia che la rende a tutti gli effetti una piccola quanto preziosa capitale culturale europea.
Ricordavo ieri sera in occasione della presentazione del programma del candidato sindaco Alessia Bellon, come nel 1200 la Marca trevigiana (che allora comprendeva oltre a Treviso, Padova, Vicenza e Verona) rappresentasse il maggiore centro di diffusione della cultura provenzale della penisola e come sotto la Loggia dei Cavalieri si trovassero i trovatori e i cantastorie che recitavano e tramandavano opere in lang d’oc. Voglio ricordare questo ponte culturale che nell’Europa di allora vedeva l’Occitania, un’altra grande regione storica d’Europa collegarci quasi idealmente alla Catalogna, facendo comprendere come il cambiamento moderno trovi le proprie profonde radici nella nostra storia e comune cultura europea.
Gli anni e le epoche dei grandi costruttori di cattedrali che univano idealmente l’Europa parlando una comune lingua della tecnica che li rendeva reali interpreti e costruttori delle centrali di diffusione della cultura medievale, con un impatto basato sulla conoscenza, ben superiore a quello dei potenti di allora.
La cultura e l’ingegno trovavano un secolo dopo sempre nella Serenissima e a Treviso un epicentro che ci piace ricordare con i primi occhiali rappresentati nell’arte figurativa, che ritroviamo nel dipinto nel 1352 “Cardinale Ugone di Provenza” di Tommaso da Modena, a San Nicolò a Treviso.
E in forma ancora più significativa l’ingegno e la cultura trovano un proprio esempio poco noto quanto di enorme importanza nella pubblicazione del primo libro stampato di matematica al mondo, l’arte dell’abaco, nel 1478, scritto in lingua veneta da un anonimo trevigiano, forse un frate dell’epoca, dedicato alle applicazioni commerciali. Merita anche ricordare come al tempo in Europa vi fossero 70 tipografie, di cui 50 nella Serenissima e 13 a Treviso.
Le radici del cambiamento che è alle porte affondano nella nostra straordinaria storia, nella nostra cultura e trovano come componenti straordinarie l’ingegno e la cultura del mettersi in gioco gli aspetti che spiegano come oggi sia potuto nascere un movimento straordinario di nome Indipendenza Veneta che in pochissimi mesi ha rivoluzionato lo scenario politico veneto.
Indipendenza Veneta oggi è la risposta a livello politico nazionale veneto alle sfide dell’oggi e trova la propria massima espressione e importanza civica proprio nell’impegno civico e amministrativo che a Treviso è rappresentato da una squadra straordinaria e da un campione di grande cuore ed enormi capacità che risponde al nome di Alessia Bellon, il prossimo sindaco fuoriclasse del capoluogo della Marca Gioiosa et Amorosa.
Gianluca Busato
Indipendenza Veneta
Per la verità era la Marca di Verona che comprendeva Treviso e non viceversa. La Marca Trevigiana non è mai esistita come entità storica a sè stante.
non sottilizziamo… era dall’epoca longobarda che la zona del trevigiano era “la marca gioiosa” e vi dimorò anche Dante esule da Firenze, e Treviso fu città che aderì alla prima Lega Lombarda e i Da Camino, l’ultimo di quelli “di sopra”, Rizzardo IV, sposo Verde Della Scala, appunto veronee, che poi gli fece erigere un monumento sepolcrale, considerato oggi il più bello dell’epoca, a Serravalle che chiudeva verso nord i confini della Marca… e qui ci passaro gli Ezzelini, che peraltro arrivarono fino a Milano partendo da Bassanese, ma insomma nel tardo medio evo tutta la fascia pedemontana orientale da Gorizia a Verona, corridoio naturale di tutte le discese dal nord, e passaggio di re e di eserciti verso e dal Sud, fino in Sicilia, e verso e dal il porto di Venezia di mercanzie d’ogni genere, fu importantissima, ambita, e teatro di guerre delle signorie di allora. Fu l’espansione verso l’interno da parte di Venezia che dalla metà del ‘300 in poi con patti di amicizia, anzi di dedizione, portò ad una relativa stabilità, con l’estensione del suo governo attraverso i “capitani” suoi rappresentanti in luogo, ai quali era delegata anche l’amministrazione della giustizia, e avevano scadenza di due anni … insomma la storia di ogni luogo è ricchissima e complessa, continua ad affascinare ed, avendo tempo e passione, non si finisce mai di studiare su infinità di documenti e di rimandi…
Se Der Spiegel loda cosi’ tanto il Veneto, lo trova poco italiano e un po’ tedesco vuol dire che Indipendenza Veneta e’ sulla buona strada. Io ero troppo scettica. Probabilmente la UE (che in se’ non conta) su ordine di Berlino riconoscera’ l’indipendenza del Veneto. Se poi, Dio non voglia, i Veneti si ritroveranno sotto un protettorato tedesco e saranno scontenti, pazienza; sara’ tardi per ribellarsi; i Tedeschi sanno mantenere l’ordine certamente meglio degli Italiani.
Comprendo la sottile sfumatura, della tua provocazione. 🙁
Come gli italiani si liberarono prima dei fascisti e poi dei nazisti, penso che noi Veneti, riusciremo a ottenere l’Indipendenza dall’Italia, senza divenire una sorta di satrapia della Germania, o di qualche altro Paese straniero.
Veneto democratico diretto, libero, indipendente !
E nient’altro !!!
CrisV 🙂
Vista la citazione della diffusione della cultura provenzale in Veneto nei suddetti anni, mi viene in mente che un docente di Storia della musica medievale e rinascimentale a Padova ci disse che la lingua veneta derivava diverse parole e terminazioni proprio dalla lingua d’oc. Fu una lezione molto bella.
il veneto ha metabilizzato di tutto e lo ha ricreato mettendoci di suo la musicalità.. i Franchi dopo i longobardi, i carolingi e la loro corte, l’hoc latino che diventa oc e oil, la carega, il fon-fen-femo-fasemo, tutti fonemi di oggi che riflettono un passaggio da queste parti per arrivare al piatto “facciamo”.
A Treviso tempo fa c’è stato un convegno su Venanzio Fortunato letterato e poeta del 600
di Valdobbiadene che va a finire in Francia precettore della regina e poi diventa prete e muore da vescovo di Poitier… un tempo c’era una circolazione di uomini e cultura che a noi abituati al telefono e computer risulta difficile solo immaginare.
Ho assistito anch’io a Padova in gioventù a qualche lezione di filologia romanza, è rimasto un sogno per la prossima vita…non si a mai!
In verità con la locuzione “Marca Trevigiana ci si riferiva ora alla zona orientale della Marca di Verona, ora a quella occidentale della Marca del Friuli, quindi all’area compresa tra i fiumi Brenta e Piave, cui si aggiunse anche l’Opitergino. Risale al Duecento la definizione di Marca gioiosa et amorosa data al territorio in un periodo particolarmente fiorente dal punto di vista politico ed economico.
Leggo con molta attenzione quello che viene dibattuto e vi posso dire per esperienza personale sono circa 30 anni che mi dedico alla causa Veneta per il raggiungimento di un’indipendenza Veneta (battaglia molto difficile) che il nostro nemico non è roma ma la diffidenza e la paura di cambiamento dei veneti. Oggi abbiamo un’occasione unica e non dobbiamo lasciarla scappare, è un treno che passa una volta sola.
W San Marco
Stefano, noi oggi ce la mettiamo tutta e speriamo di raggiungere l’obiettivo! ci riusciremo:
il Veneto è nostro, il Veneto siamo noi!
Se poi non ci riuscissimo a renderci indipendenti, almeno non avremmo nulla da rimproverarci, e comunque, certissimamente, non demorderemo!
Abbiamo il diritto di essere noi stessi, siamo stati un popolo grande nella storia, e nessuno può impedirci di esserlo nuovamente, anche se ci provano, e vorrebbero mortificarci e fingono di non sentirci…
Il tanto nominato nord est produttivo è il frutto del popolo veneto, civile e laborioso, non certo di un’italia che ci sta colonizzando imponendoci dirigenti pubblici provenienti dalle regioni più disastrate del sud, i quali importano nel nostro Veneto burocrazia e corruzione.
E’ vero che anche noi veneti abbiamo imparato molto bene tale costume e se non ci stacchiamo più che in fretta da questo marcio paese faremo la fine della Grecia.
E’ vergognoso che i nostri imprenditori debbano delocalizzare addirittura in Austria e Svizzera per l’eccessiva pressione fiscale imposta da uno stato italiano ladro e spendaccione.
L’italia sta rovinando il nostro paese, il Veneto:essa ci sta derubando di danaro e ci impone la propria cultura mafiosa e distruggendo la nostra.
Zaia e i consiglieri regionali sono complici di tutto ciò e saranno ricordati un giorno come coloro che favorirono i suicidi dei nostri connazionali veneti.
E’ intollerabile pagare tasse a roma mentre la nostra gente si suicida e le imprese chiudono.
La priorità del Veneto è ridurre le tasse in modo che le imprese non fuggano, cosa che l’italia non ci permetterà mai.
Pregherei i dirigenti di IV di dire queste cose affinchè la gente si renda conto che ogni giorno che passa il Veneto diventa più povero per colpa dell’italia.
Il Veneto è esente da debito pubblico, per verificare ciò basta controllare negli ultimi 30 anni quanti soldi restarono a roma in tasse.
Basta perdere tempo perchè diventare indipendenti quando tutte le aziende avranno delocalizzato sarà molto duro riprenderci economicamente.
Bellissimi questi commenti,realisti e per niente razzisti.Dopo il 1000 nel ns.territorio calarono gli Ezzelini e vi rimasero per 5 generazioni.Venivano dalla Svevia ed erano inviati dai potenti Hohenstaufen.Si insediarono tra Brenta e Piave erigendo fortezze e castelli (Onara,S.Zenone,Castelfranco,Bassano) e dominando con rigore e grande civilta’.Piu’ volte sbaragliarano gli eserciti del Carroccio, amici del Papa , facendone una “Malta” in una torre di Cittadella.Ezzelino III da Romano non perse mai una battaglia.Lanciato con 8mila cavalieri alla conquista di Milano fu tradito dal Pelavicino di Cremona. Retrocesse e sul ponte di Cassano d’Adda mori’ da eroe.Era l’8 di ottobre del 1259.Circa 100 anni dopo la Serenissima unificava ai suoi “domini da Mar” quello di “Terraferma” costituito da genti venete laboriose e civili. W S.Marco
Buongiorno a tutti, voglio rimarcare la neccessità ed il valore del voto dei cittadini extracomunitari che ne hanno diritto. Molti di loro brave persone sono arrivati qui in Veneto perchè hanno visto le potenzialità del nostro territorio, ed abbiamo quindi bisogno anche di loro, in generale di tutti coloro che vogliono un futuro migliore e che credono nella forza interna dell’economia.
Il Veneto non è razzista! Avviciniamoli e con una pacca sulla spalla invitiamoli ad unirsi a noi, avanziamo insieme per un unico progetto.
Anche i nostri padri emigranti del secolo scorso hanno fatto sacrifici ed a molti di loro, dove sono andati, è stata data la possibilità di esporre la propria opinione, in quanto persone con forza lavoro e volontà neccessaria all’accrescimento dell’economia del posto, quale bene comune.
Con questo chiedo che ci sia una maggiore coesione tra noi e l’immigrato straniero. Ne abbiamo bisogno.
Simone
Non ho capito bene Simone.
Intendi far votare tutti gli extracomunitari che hanno ottenuto il diritto al voto, superando i requisiti imposti dalla legge attuale, oppure vorresti dare la possibilità di voto a ogni extracomunitario presente sul suolo Veneto, purchè richieda residenza ?
Ad esempio quelli arrivati coi barconi a Lampedusa e poi scaricati in Veneto per esempio ?
Oppure coloro che, quali clandestini o con permessi di soggiorno rinnovati, vivono di spaccio e malaffari ?
Fammi cortesemente comprendere, cosa intendi per ofrire diritto al voto voto agli extracomunitari. Grazie
CrisV 🙂
Buona Sera a tutti,
ora fa ovviamente piacere che Treviso (la mia città, insieme a Venezia) sia rinomata per questioni economiche ma vorrei anche accendere i riflettori su un’ambiente forse di nicchia (ma che non dovrebbe esserlo): la Musica, nel suo lato, chiamiamolo Classico. E’ ambiente che conosco bene.
A Treviso c’è una tradizione che per una città di queste dimensioni è a dir poco grandiosa.
Ci sono nomi a Treviso che girano le migliori sale da concerti di tutto il mondo. Non sto esagerando.
Per farvi qualche nome ..primi tra tutti sono Andrea Marcon, Giuliano Carmignola, Mario Brunello.
Poi due gruppi di musica barocca, i “Sonatori della Gioiosa Marca” (appunto!) e la “Venice Baroque Orchestra” fondata da Andrea Marcon. Questi nomi hanno alle spalle oltre che centinaia di concerti nei luoghi prestigiosi, hanno anche molti CD con le migliori case discografiche, premiati.
Paradossalmente, in veneto….non suonano mai..o quasi..una vergogna.
Il Veneto in generale dal punto di vista musicale non ha da invidiare NESSUNO nel mondo. E Treviso nel suo piccolo è l’eccellenza veneta.
Io spero che un domani, quando si realizzerà il nostro sogno, i luoghi della cultura siano diretti da persone competenti, che abbiano ampie vedute. A nessuno di questi nomi è mai stato chiesto di dirigere un teatro, una stagione di concerti. NULLA. Purtroppo la mentalità che spesso abbiamo è quella di non dare spazio a chi a messo il naso fuori i confini, privilegiando quelli che hanno portato le borse a chi di dovere.
Spero che questo cambi,perchè altrimenti, anche se con i soldi, una regione o meglio uno Stato, senza cultura , rimane vuoto.
WSM
Scusate se ho portato fuori tema…ma mi sono fatto prendere durante la scrittura..
non sei andato affatto fuori tema, anzi ci rafforzi ancora di più nella convinzione che finchè non ci riprendiamo in mano il destino della nostra patria che è il Veneto, saremo sempre relegati nelle ultime file… e non avremo a disposizione gli strumenti per far emergere e far conoscere le eccellenze che ci sono anche da noi, e numerose, come bene hai fatto a rilevare.