Unità fuori dalla realtà, Indipendenza Veneta unica prospettiva di modernità

Chi combatte l’inevitabile indipendenza la confonde volutamente con un’impossibile autonomia

Un editoriale di Umberto Curi pubblicato oggi sul Corriere del Veneto ripropone il consueto luogo comune secondo il quale l’indipendenza veneta (che egli forse distrattamente confonde con autonomia, cosa ben diversa e quella sì utopistica!) sarebbe un esercizio di localismo al di fuori della realtà.
Nel portare avanti la propria tesi Curi fa proprio il classico schema secondo il quale in un mondo globalizzato non avrebbe senso creare nuove entità più piccole. Egli ha poi buon gioco nello sventolare la crisi irreversibile della lega come dimostrazione delle sue argomentazioni, a dire il vero un po’ ripetitive.
A ben vedere emerge però un pensiero in controtendenza rispetto a ciò che l’editorialista del Corriere del Veneto afferma. In un mondo sempre più interdipendente come quello odierno, risulta infatti di fondamentale importanza un’indipendenza decisionale che possa permettere la tutela di interessi strategici veneti che altrimenti sarebbero alla mercé di potentati finanziari e affogati nella difesa dei privilegi e dell’assistenzialismo italiano. Con l’indipendenza veneta, solo per citare un esempio, avremo almeno il doppio dei parlamentari europei rispetto ad ora che difenderanno gli interessi veneti nel parlamento europeo e inoltre nomineremo un Commissario Europeo Veneto.
Il pensiero non è solo nostro e di parte, ma trova ispiratori illustri. In primis un altro famoso editorialista del Corriere della Sera, il prof. Alberto Alesina, che in un suo famoso paper scritto assieme ad Enrico Spolaore “The Size of Nations” (mai tradotto in italiano…), dimostra proprio il contrario di quanto afferma Umberto Curi: ovvero in un mondo globalizzato sono proprio gli stati con dimensioni “più umane” ad avere miglior vita e i cittadini con l’indice di benessere più alto. L’inefficienza sistemica degli stati leviatani nati in epoche storiche ipernazionaliste non riesce in alcun modo a reggere la concorrenza dei loro più giovani e veloci concorrenti in ambito internazionale. Il fenomeno è molto simile a quello vissuto nel Rinascimento, dove non a caso trovarono luce le migliori esperienze artistiche ed economiche che mai la penisola italiana abbia conosciuto, ben superiori di certo all’esperienza dell’unità. Tant’è vero infatti che dal dopoguerra gli stati indipendenti nel mondo sono quasi triplicati, diventando quasi duecento da poco più di settanta, a dimostrazione di una tendenza globale che oggi grazie ad Indipendenza Veneta non ci vede più semplici spettatori.
Tornando con lo sguardo al Veneto e alla storia contemporanea, è evidente poi che nel corso degli ultimi decenni di esperimento europeo nessun interesse strategico veneto ha trovato interlocutori italiani in grado di farlo proprio. Tantomeno poi in ambito globale extraeuropeo.
La cosa è ancor più grave se realizziamo che nessun politico veneto ad oggi ha percepito in realtà lo spostamento del baricentro dell’Europa, che con la propria espansione trova proprio in Venezia e nel Veneto un hub naturale e un crocevia strategico commerciale, energetico e di comunicazione.
Con la fine della contrapposizione della guerra fredda e lo spostamento del “confine del mondo occidentale” verso est si è liberato un potenziale inesplorato di opportunità, che a breve potranno finalmente trovare uno sfogo naturale grazie proprio all’indipendenza veneta.
Il mondo lo ha ben compreso e senza timidezze i maggiori organi di informazione internazionale hanno salutato l’azione e la crescita impetuosa di Indipendenza Veneta come il primo passo per la veloce nascita della nuova Repubblica Veneta: come potrebbe infatti il cuore della nuova Europa pulsare sotto il controllo di una Roma cadente e polverosa?
Parafrasando Umberto Curi, non ce ne voglia, si può ben dire che l’unità è al di fuori della realtà e che l’indipendenza veneta costituisce l’unica prospettiva di modernità.
Venezia è troppo importante per il mondo globale per lasciarla schiava di uno stato canaglia e in un mondo sempre più interdipendente l’indipendenza veneta conta, eccome se conta!

Gianluca Busato
Indipendenza Veneta

7 risposte a “Unità fuori dalla realtà, Indipendenza Veneta unica prospettiva di modernità”

  1. Al di fuori della realtà c’è tutta la classe accademica di cui Curi è parte, che ignora l’inglese, che si compiace di un sistema, quello italiano, ultimo al mondo in ogni classifica accademica e di sapere, che appartiene al passato, come l’Italia tutta. La prima espressione di localismo sono proprio i personaggi come Curi, non a caso Alesina e Spolaore qui citati sono sì italiani, ma insegnano all’estero. Non ti CURar di loro…ma guarda e passa (all’indipendenza…)
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  2. Anche una massima autonomia (cosa irrealizzabile) non cambierebbero di molto le cose. Il cambiamento e’ l’Indipendenza. Anche in caso di una massima autonomia si rimarrebbe sempre aggrappati al cordone ombellicale italia, questo significherebbe forse piu’ risorse ma non andrebbe a risolvere il probblema burocratico. In parole povere farebbe solo gli interessi della classe politica e non dei cittadini. Inutile avere massima autonomia con uno spead italiano di 350/400 punti perche’ le imprese non riuscirebbero a ripartire a quel regime di crescita esponenziale che noi ci aspettiamo. Con questo spread ci si finanzia al 7/8% ed e’ un probblema grave perche’ a differenza di altri competitor Europei che si finanziano al 1.5/2% le aziende Venete non avrebbero molte possibilita’ di reinvestire nella crescita perche’ gli sforzi sarebbero come sono ora, assorbiti per pagare questo carico di interessi, non lasciando spazio per gli investimenti. In uno Stato Veneto Indipendente il quadro cambia completamente. Spread a 0.30/0.70% e le aziende si finanziano al 1.5/2.5%, questo consentira’ di deviare i soldi che prima venivano usati per pagare tassi di interesse astronomici in investimenti per l’azienda.

    1. Poniti solo una domanda Enrico :

      In tanti anni ( una trentina a mio parere ), in cui non solo la Lega, ma altri partiti localisti, hanno parlato d’autonomia, federalismo, macroregionalismo ( Padania ) e altro di fac simile ulteriore, cosa abbiamo ottenuto ?

      A tuo avviso, qualcosa di quanto sopradescritto, anche in parte, si è forse concretizzato ?
      E’ migliorato, o peggiorato, lo stato generale delle cose, a tuo parere ?

      Ecco la ragione per cui spingiamo in un’unica direzione : La totale indipendenza del Veneto.

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