SUL REFERENDUM PER L’INDIPENDENZA VENETA

Pubblichiamo un intervento dell’avv. Alessio Morosin, autore della Risoluzione 42.

Sul tema del referendum per l’Indipendenza Veneta ho letto con molta attenzione diversi interventi sulla stampa locale, ai quali è opportuno dare qualche replica.

Tra gli altri, un autorevole professore, Mario Bertolissi, ha affermato che “il problema è … di politica costituzionale”.

Cosa si intende per “politica costituzionale”?

Francesco Cossiga, allorché si cominciò a parlare di federalismo in Italia, profetizzò con efficacia che “Uno Stato Costituito non può diventare uno Stato Costituente”.

Il Prof. Leopoldo Mazzarolli, in un seminario di Studi all’Università di Padova il 12.09.97, esaminando le proposte di riforma federale dello Stato, disse che “Se si vuol parlare di Federazione non per fare fumo ma per costruire qualche cosa, si deve avere il coraggio di parlare di Stati federati, oltre che di Stato federale”.

Di Stati! Ovvero di Indipendenza e sovranità!

Il fallimento di ben tre Commissioni Bicamerali per le Riforme Costituzionali ha dimostrato che la politica costituzionale interna ad uno stato a costituzione rigida come quello italiano non ha possibilità di partorire alcun progetto serio di radicale cambiamento della forma di Stato.

Il passato ci insegna che le Costituzioni sono state cambiate solo in occasione di grandi eventi: guerre, rivoluzioni, sommosse o azioni politiche popolari di portata storica. Non chiacchiere.

Non è quindi né la dotta dottrina, né la migliore giurisprudenza della Corte Costituzionale che soccorre al bisogno.

Decisiva è solo la volontà democratica dei cittadini, ai quali unici compete il potere -con azioni politiche popolari di portata storica- di ridiscutere il Patto Sociale dalle sue fondamenta, ovvero guardando anche oltre i limiti del “recinto costituzionale” attuando quelle norme di Diritto internazionale che soccorrono allo scopo. Rivoluzione popolare di legalità, quindi, non rivoluzione armata!

E’ la rigidità della Costituzione Italiana, la cui norma giacobina dell’art. 5 parla di Repubblica “una ed indivisibile”, ad essere incompatibile con le norme cogenti del Diritto Internazionale, come il Diritto di Autodeterminazione. Non viceversa!

D’altronde, nel 1998, in una sua memorabile difesa delle tesi della Regione Veneto nella causa avanti alla Corte Costituzionale sul “Referendum consultivo in merito alla presentazione di proposta di legge costituzionale per l’attribuzione alla Regione Veneto di forme e condizioni particolari di autonomia”, il Prof. Mario Bertolissi (vedi sua memoria 12.09.98 pagg. 32-33) così scriveva: “vale la pena di domandarsi, in ogni caso, se non sia indispensabile, oggi, discorrere dell’unità nazionale considerando, tra l’altro:

–          quale è il nucleo essenziale dell’idea di unità e quali sono i suoi presupposti …;

–          quali sono le ragioni che hanno storicamente concorso alla formazione dell’unità e alla conservazione pietrificata del sistema …;

–          (che) … l’autonomia … tale non è mai quando è semplicemente concessa ….

Il compianto Prof. Livio Paladin, maestro di diritto e insigne costituzionalista che occupò la cattedra al Bo, oggi del Prof. Bertolissi, in una occasione -dopo aver motivato la sua contrarietà ad un referendum sul federalismo- ebbe però a concludere con illuminata saggezza che: “Nulla, nel mondo del diritto, può essere sottratto alle vicende della storia”.

La Costituzione non è un concentrato di dogmi o verità rivelate ma un documento (il Patto Sociale) che, come diceva Thomas Jefferson, ogni generazione, e quindi anche “la generazione attuale dei cittadini”, ha diritto naturale di ridiscutere in ogni sua parte o, come riteniamo noi, di piegare almeno al rispetto dei Diritti Fondamentali dei Popoli riconosciuti dalla Carta dell’ONU.

Argomentare, quindi, di “illiceità costituzionale” del nostro referendum per l’indipendenza Veneta è corretto solo se ci si chiude col pensiero entro l’orizzonte della vigente rigidità costituzionale ignorando sia le grandi dinamiche sociali e le volontà delle generazioni attuali, sia le esigenze e le “vicende della storia” passata e presente, sia le norme cogenti del Diritto Internazionale.

Per queste ragioni, per noi di Indipendenza Veneta, il problema non si esaurisce nell’ambito ristretto del giudizio (dagli esiti scontati) concepito entro il “recinto legale interno” all’ordinamento costituzionale italiano.

La questione posta va esaminata secondo la prospettiva del più ampio “recinto legale del Diritto Internazionale”, cui si può accedere attraverso l’art. 10 della Costituzione.

Lo stesso Presidente della Commissione Europea, Manuel Barroso, proprio in questi giorni, in relazione ad analoghe istanze di indipendenza di Scozia e Catalogna, ha testualmente precisato che, nel caso di nascita di un nuovo “Stato nello Stato … “si dovrà trovare e negoziare la soluzione ricorrendo all’Ordinamento giuridico internazionale”.

Il Patto Sociale, nel caso che ci riguarda, nasce con l’adesione del Popolo Veneto al regno sabaudo, e quindi all’Italia, col referendum del 22.10.1866.

Il riesame dei fondamenti dell’ingresso del Popolo Veneto nell’ordinamento italiano non solo è legittimo, storicamente e politicamente, in forza del Diritto di Autodeterminazione, ma anche seriamente sostenibile giuridicamente.

Chiedo:

a)  E’ vero o non è vero che il Popolo Veneto ha avuto un proprio Ordinamento Giuridico statuale indipendente e sovrano per 1100 anni?

b)  E’ vero o non è vero che la “diplomazia internazionale” del 1866 (ovverosia quella delle potenze dominanti: Francia, Austria, Prussia) pretese che nel Trattato di pace di Vienna del 03.10.1866 tra Italia ed Austria fosse ipotizzato il “passaggio” del Veneto all’Italia “sotto riserva del consenso” del Popolo Veneto, così riconfermando l’Identità e la gloriosa storia della Nazione e del Popolo Veneto quale Soggetto di Diritto Internazionale?

c)  E’ vero o non è vero che il diritto all’identità dei popoli, così come il diritto all’identità delle persone in quanto Diritti Fondamentali di Libertà, sono diritti indisponibili e non negoziabili?

d)  Qualcuno pensa che oggi in Italia tali diritti possano essere confiscati dallo statalismo e dal centralismo asfissiante favorito dalle regole della Costituzione rigida?

e)  E’ credibile liquidare il Diritto di Autodeterminazione come un “Diritto fantasma” del diritto internazionale che si vorrebbe estraneo all’art. 10 della Costituzione solo perché manca -lo riconosciamo- un meccanismo idoneo ad assicurarne la sua effettività?

Piero Calamandrei, nel 1947, scriveva che la Libertà è “condizione ineliminabile della legalità” e “garanzia di espansione sociale” riconoscendo come “inscindibili” i rapporti tra libertà individuale e sovranità popolare per poi concludere osservando che “i diritti di libertà sono supercostituzionali”, cioè diritti che vengono prima e stanno sopra alla stessa Carta Costituzionale.

Credo che tutti conveniamo sul fatto che la Libertà non è stata inventata dalla Costituzione e che la Sovranità è solo del popolo.

Il Diritto di Autodeterminazione dei popoli è un Diritto di Libertà che, ovviamente, solo una norma di Diritto superiore, la Carta dell’ONU in primis, ma non solo, ha titolo ed interesse a riaffermare e difendere al di là dell’interesse dei singoli Stati proprio per assicurare la pace nel mondo.

Che lo Stato italiano non voglia rispettare il Diritto all’Autodeterminazione è grave, ma che tale Diritto sia riconosciuto dal Diritto internazionale è innegabile.

In mezzo c’è l’azione politica proprio per favorire il processo democratico di autodeterminazione.

Il fine politico di Indipendenza Veneta è quello di ri-ottenere l’indipendenza del Popolo Veneto con un’azione politica, elettorale, referendaria, democratica e pacifica secondo le norme della legalità interna ed internazionale con l’incoraggiante aiuto della Unione Europea.

Non basta?

Continueremo a batterci politicamente con ogni mezzo legittimo.

Alessio Morosin
Presidente Onorario di Indipendenza Veneta

5 risposte a “SUL REFERENDUM PER L’INDIPENDENZA VENETA”

  1. Che Alessio Morosin sia in grado di produrre degli interventi da grande professionista non è in discussione, che io lo ritenga anche un esemplare maestro di arte comunicativa, nemmeno.
    In questo intervento, ci sono protagonisti, problemi e soluzioni inerenti alla questione indipendentista, il tutto sostenuto dai dati e dalla concretezza delle evidenze.
    Ma come se non bastasse, Alessio evidenzia con forza il principio soggiacente al dibattito sul tema, prima con la seguente domanda retorica: “E’ vero o non è vero che il diritto all’identità dei popoli, così come il diritto all’identità delle persone in quanto Diritti Fondamentali di Libertà, sono diritti indisponibili e non negoziabili?”; poi citando P. Calamandrei: “i diritti di libertà sono supercostituzionali, cioè diritti che vengono prima e stanno sopra alla stessa Carta Costituzionale”, invitando il popolo al consapevole risveglio dall’ipnotico torpore.
    Infine, i temi trattati sono aggiornati alle recenti evoluzioni ed alla generale sensazione di cambiamento di questo particolare “caldo autunno”.
    Grazie Alessio

  2. Mi sono convinto che il percorso legale per l’autoderminazione dei popoli interessa solo agli indipendentisti.
    In sostanza, constatata l’inerzia di zaia, con chi andremo a disquisire sugli articoli, sulle leggi, sulle norme ……
    Certamente servono professionisti come Alessio e Luca (che non finirò mai di ringraziare) al fine di poter contrastare il diniego alla libertà dei Veneti giustificato dall’avvocatura regionale per motivazioni costituzionali, ma poi cosa facciamo?
    Una volta che la regione non si attiverà per indire il referendum, nonostante le nostre ragioni, cosa faremo?
    Voi pensate che gli italiani indietreggino di un passo visto che abbiamo ragione e ci organizzino il referendum?
    Solo la pressione popolare può far scaturire il miracolo!
    L’altro ieri a Barcellona c’era un milione di Catalani in piazza e subito i politici (sensibilissimi ai numeri) si sono attivati e questa secondo me è non una domanda, ma la domanda: come portare un milione di Veneti a Venezia?
    Allora , quando questo accadrà, sarà chiaro a tutti che la misura è colma e l’indipendenza veneta irreversibile

  3. Complimenti all’avv. Morosin per il chiaro e dotto articolo di cui, purtroppo,sembrerebbe impossibile stampare la prima pagina. Avanti così.
    Cordiali saluti.

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