I conti in tasca al Veneto indipendente

Aritmetica, non fantaeconomia

Dobbiamo renderci conto di quanto ci costa restare in Italia, per capire perché in giro per l’Europa c’è più benessere. Questo programma economico è un esempio di come può essere gestito il surplus di risorse che avremo con l’indipendenza. Siamo così abituati a sentirci dire che le risorse sono insufficienti che sembra impossibile doversi porre un problema del genere, ma con l’obiettivo di realizzare uno stato indipendente abbiamo anche il dovere di spiegare cosa cambierà.

L’attuale bilancio della Regione Veneto

Come già riportato l’attuale pressione fiscale in Veneto è di €70 miliardi a confronto con un presunto totale di €50 miliardi in servizi pubblici che dovrebbero tornarci indietro. A coloro a cui interessa, il Ministero del Tesoro riporta anche il dettaglio sia delle entrate che dellespese per il Veneto.

Ecco una riassunto grafico per rendersi conto del divario tra tasse e servizi in Veneto, e delle proporzioni dei vari tipi di tasse e spese.

Per i contabili (ma che non vogliono andarsi a vedere il contenuto del link al Tesoro) ecco anche una tabella riassuntiva di questo grafico.

CONTI PUBBLICI REGIONE VENETO (2007)

ENTRATE (€miliardi)

SPESE PUBBLICHE (€ miliardi)

Imposte Dirette 22.5 Previdenza 21.1
Imposte Indirette 22.4 Sanita’ 8.1
Contributi Sociali 18.1 Amministrazione generale 6.2
Altro* 6.4 Istruzione 3.9
Viabilita’ 1.2
Altro** 10.2
TOTALE 69.5 TOTALE 50.8

*Altre Tasse: su immobili, lotteria, bolli auto…
**Altre Spese: difesa, energia, telecomunicazioni…

Il primo bilancio del prossimo Stato Veneto Indipendente

Consideriamo vero che al momento ci arrivino €50 miliardi di servizi pubblici (ci sono dei problemi metodologici che fanno pensare che siano molto di meno). Ammettiamo anche che nei primi anni l’amministrazione pubblica veneta sarà altrettanto inefficiente di quella romana (e che non ci saranno da subito risparmi dovuti ad una riorganizzazione statale). Come minimo avremmo €20 miliardi di surplus da gestire, o con meno tasse, o con più servizi pubblici. €20 miliardi è il doppio dell’attuale disponibilità finanziaria [l’autore usa qui la parola “budget”, ndt] della Regione Veneto, ed è probabile che il surplus del futuro Stato Veneto sarà anche molto di più.

Avremo l’imbarazzo di non poter abbassare troppo le tasse in fretta per non creare una pressione inflazionistica nella nostra economia. Avremo anche troppe risorse per investire sul nostro sistema sanitario, sulle nostre scuole, e potremo anche permetterci finalmente di dare una pensione dignitosa ai nostri anziani.

Rispetto al grafico precedente, abbassando le entrate fiscali (meno tasse) e alzando la spesa (per gli amici libertari: l’Italia ci lascerà in “brache di tela”, e avremo da pagare dottori e maestre) otteniamo un bilancio dei conti pubblici.

CONTI PUBBLICI STATO VENETO (2012)
ENTRATE (€ miliardi) SPESE (€ miliardi)
Imposte Dirette 19.2 -15% Previdenza 22.2 +5%
Imposte Indirette 16.8 -25% Sanita’ 10.6 +30%
Contributi Sociali 13.6 -25% Amministrazione generale 6.2
Altro* 6.4 Istruzione 5.1 +30%
Viabilita’ 1.6 +30%
Altro** 10.2
TOTALE 55.9 -20% TOTALE 55.8 +10%

*Altre Tasse: su immobili, lotteria, bolli auto…
**Altre Spese: difesa, energia, telecomunicazioni…

Riduzione della pressione fiscale

La pressione fiscale calerà di circa il 20% (dai €70 miliardi di tasse che ci prendono gli italiani, a immediatamente €55 miliardi nei primi anni di indipendenza).

A. Le imposte indirette saranno ridotte del 25%. Questo significa che l’IVA sarà abbassata dall’attuale 20% a un 15%. Come primo impatto è meglio non abbassare di più per attendere che il mercato si adegui (e che ulteriori tagli non vengano compensati da margini più alti dei rivenditori). Dopo competerà ad ogni provincia decidere se abbassare o alzare la propria IVA secondo un vero sistema federale. Ma intanto, con uno Stato Veneto Indipendente tutti i prodotti costeranno immediatamente il 5% di meno.

B. I contributi sociali non saranno più prelevati direttamente dal datore di lavoro, ma saranno inclusi nella busta paga (come avviene in Danimarca). Questo significa che un operaio che al netto riceve €1200 al mese, e che al lordo di Irpef e di quelli che vengono chiamati “contributi a carico del lavoratore” se ne vedeva €1900 al mese, con uno Stato Veneto Indipendente riceverà in busta paga il vero lordo (quello che lui effettivamente vale per il datore di lavoro) di €2500, che comprende anche il 26,5% di contributi aggiuntivi che il lavoratore non vede, ma che lo stato riceve ogni mese a suo nome. I contributi sociali saranno ridotti del 25% e invece di pagare €600 il versamento per il nostro operaio scenderà a €450. Nei prossimi anni tali contributi saranno versati allo Stato Veneto, ma non appena saremo meglio organizzati, ogni lavoratore potrà anche affidare i versamenti per la sua pensione ad una assicurazione previdenziale privata.

C. Come imposte dirette vi sarà all’istante una tassa unica e fissa al 20% (dopo è probabile che saremo costretti ad abbassarla ancora per effetto dell’inevitabile ciclo virtuoso dovuto a questo stimolo economico che ci regalerà ulteriori surplus). Portare le tasse sul reddito al 20% non significa il tracollo delle entrate fiscali. Per effetto della misera distribuzione del reddito in Italia, tanti già ora pagano poco di più. Il nostro operaio del punto precedente probabilmente pagherà ora il 27% di tasse dal suo stipendio. L’impatto totale sarà un -15% sulle casse dello stato.

In conclusione il nostro operaio si troverà €2500 in busta paga e al netto, togliendo €450 di contributi sociali e €400 di tasse (al 20%), otterrà una busta netta di €1700. Rispetto ai €1000-€1200 di adesso, è un bel 50% in più per andare a far la spesa e pagare pure il 5% in meno (per effetto dell’IVA abbassata) su tutto.

Questa non è fantaeconomia, si chiama aritmetica. Dobbiamo renderci conto di quanto ci costa restare in Italia, per capire perché in giro per l’Europa c’è più benessere.

Aumento dei servizi pubblici

Pur con tutta questa riduzione di tasse ci restano ancora €5 miliardi abbondanti di surplus che potremo impiegare per una crescita media dei servizi pubblici del 10%. E’ pur vero che ci sono tanti sprechi, ma è anche vero che l’Italia ci ha ridotto a servizi pubblici vergognosi.

A. Potremo benissimo permetterci di aumentare immediatamente del 30% la spesa pubblica per la sanità (da €8,1 a €10.6 miliardi). Per assicurarci che non finiscano nei soliti appalti di dubbia necessità, questo incremento deve essere indirizzato per la maggior parte sul personale: più dottori e infermieri, e pagati decisamente meglio. Non ci rendiamo conto ma a confronto ad altri stati industrializzati i nostri dottori e infermieri vengono pagati molto di meno. Abbiamo il dovere di assicurare una paga dignitosa per il servizio che ci prestano.

B. Abbiamo il dovere di investire pesantemente nell’istruzione. Minimo un 30% in più per scuole ed università (da €3,9 a €5,1 miliardi). Uscendo da un sistema retrogrado, investire immediatamente €1,2 miliardi in più sulle nostre scuole è obbligatorio. Non solo per lo stipendio delle nostre maestre e professori delle scuole medie e superiori, ma anche per incentivare la ricerca nelle nostre università, che deve servire da supporto per le nostre industrie. Al momento siamo molto arretrati negli investimenti in ricerca e sviluppo, ma davvero tanto: ultimi in Europa.

C. 30% di fondi in più per la viabilità. €400 milioni in più per strade, treni e aeroporti non sono neanche troppi. Fondamentale che tale danaro non venga gestito a livello centrale, ma sia amministrato direttamente dai comuni. Questo per evitare appalti di opere faraoniche, quando invece abbiamo necessità di manutenzione (dare una mano di bianco alle strisce pedonali, chiudere i buchi sull’asfalto…) su tutto il territorio.

D. Anche con tutti questi miliardi spesi in più, ci resta abbastanza per alzare comodamente la pensione dei nostri anziani di un 5% (da €21,1 a €22,2 miliardi per la previdenza). Nel complesso un pensionato disporrà di una pensione più alta del 5% e dei prezzi di mercato più bassi del 5% (effetto riduzione IVA). Un bel 10% di benessere in più per passare una vecchiaia serena, e consolarsi per le perdite sui BOT italiani che molti si saranno purtroppo ostinati a tenere fino all’ultimo.

Anche tenendo conto delle riduzioni di tasse e questo generoso aumento di spesa pubblica, il bilancio veneto resta in surplus di €159 milioni, pressapoco lo 0,1% del PIL veneto.

Questo è un possibile programma per i primi anni di gestione dei conti pubblici dello Stato Veneto Indipendente. Non è fantaeconomia, è aritmetica. Questi calcoli si basano sull’enorme divario di risorse prelevate ai veneti dallo stato italiano, e le cifre ufficiali del Ministero del Tesoro. Il programma si limita a gestire questo surplus di risorse, senza tener conto di ulteriori risparmi ottenuto da una amministrazione veneta più efficiente. Non viene inoltre preso in considerazione il ciclo virtuoso che si creerà per l’economia veneta grazie a meno burocrazia, meno tasse e più investimenti su nuove industrie che stimoleranno la creazione di nuovi posti di lavoro ben pagati e di qualità.

Se lo vogliamo, questo è il futuro che ci aspetta. Andiamo a prendercelo.

Lodovico Pizzati

Traduzione in lingua italiana dell’originale articolo pubblicato da Lodovico Pizzati.

Tradotto da Claudio G.

16 risposte a “I conti in tasca al Veneto indipendente”

  1. Mi auguro che si pensi anche al sociale e non solo al sanitario, tra le vostre proposte, e quindi anche di alzare gli stipendi delle assistenti sociali, gravate da responsabilità pesanti, con minimo riconoscimento sociale ed economico (ad. es. in alcune cooperative vengono pagate meno di un operaio, pur essendo laureate) per il “mazzo” che si fanno, visto che talora in certi territori veneti non viene rispettato neanche la quota per legge e si trovano situazioni in cui l’assitente sociale deve seguire migliaia di persone in più da sola rispetto ai parametri regionali. Propongo che si possa mettere un limite inferiore di abitanti per ogni assistente sociale di territorio, come per esempio in Friuli Venezia Giulia. Ciò garantirebbe maggiore qualità ed efficienza del settore, oramai in crisi da molti anni. Inoltre, che vengano sgravate dai sempre maggiori adempimenti burocratici, che portano via il tempo ai cittadini che desiderano avere spazi di aiuto e ascolto, per fare vera progettazione sociale. Parlo per conoscenza ed esperienza del settore. Inoltre, c’è da ripensare ad una vera riforma della struttura delle politiche sociali in toto, al fine di riformare lo stato sociale e i servizi. Io avrei qualche idea in merito.
    Porgo un cordiale saluto e un augurio a tutti di Buon Natale.
    Avete la mia stima e il mio apprezzamento.

  2. Un capitolo importante di spesa è anche la SCUOLA. Che non può che migliorare.
    Ripensare l’organizzazione, per il risparmio e per pagare meglio gli addetti (in molti casi meno bidelli e più responsabilizzati e pagati). Ad esempio: Tutte le lavagne LIM introdotte dall’italia sono proprio utili? quanto sono costate?
    Anche i programmi e i corsi vanno riveduti ma questo è un altro capitolo da trattare a parte.
    Attenzione la scuola è uno degli ambienti più ideologicizzati, quindi bisognerà dare prospettive sagge alla scuola del Veneto indipendente.

  3. venezia20marzo2013.
    sono fabbri renzo,venezia.
    non basta essere soci,bisogna costituire comunita’.
    cerco appoggi,per questa mia idea.
    da idea a progetto,con il vostro appoggio.
    chi ci sta’?.
    ciao alla prossima.

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  5. Le politiche relative ad investimenti, spesa pubblica (imposte), consumi, vanno studiate secondo precisi modelli econometrici. Presa cosí, infatti, una politica “a caso” sul piú o meno, porterebbe a disastri. Un abbassamento dell´IVA al 15% non porta a nulla. Mi raccomando: attenzione!

    1. Se verifichi altre pagine, IV-PB2013 ha svolto dei precisi studi economici sul Veneto di domani, libero e indipendente.

      Scrivi al prof. Pizzati ( economista, già membro della banca mondiale ) e ti fornirà ogni dettaglio nelle sue specifiche.

      1. Se vi sono precisi studi, di cui ho interesse prendere conoscenza, debbono essere ben riassunti e le conseguenze del breve e del lungo periodo debbono essere acclarate. Raccomando di esporre un processo logico-economico che permetta di comprendere quali sono gli effetti sull´economia delle politiche riportate.

      1. L’aumento di un’imposta è SEMPRE una contrazione dei consumi.
        E’ un principio innegabile, vero è che per l’aumento del punto di IVA le associazioni del commercio sono fortemente scese sul piede di guerra.

        Un dato è questo.
        Con il famigerato governo Monti, le accise e l’IVA sulla benzina sono aumentate.
        Risultato : i consumi si sono ridotti di ben il 10 % rispetto ai periodi precedenti.
        Il 10% sono volumi enormi, di milioni di tonnellate di carburante equivalente.

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