L’importanza della coscienza politica comune

Parlare di convivenza civile vuol dire fare in modo che le persone che vivono in un determinato stato, possano convivere tra di loro senza ledere gli uni i diritti degli altri. Essa si fonda quindi sulle regole che lo stato si dà, le leggi, le istituzioni, ecc….Quando però queste regole, leggi e istituzioni, diventano paletti imposti alla società, a tutela dello stato e non più del cittadino, ci si trova, come in Italia, ad affrontare una selva indistricabile di normative così fitte da assomigliare molto più ad una gabbia che ad un recinto.

Tutto questo con buona pace di John Locke, il quale teorizzava la società naturale governata dalla legge di natura, che egli identificava con la stessa ragione.

Nasce da questi concetti la concezione moderna della democrazia, non più basata esclusivamente sulla volontà della maggioranza, ma anche e soprattutto, sul rispetto delle minoranze.

La politica dovrebbe sorvegliare la frontiera dei limiti al potere e all’intervento dello stato, al fine di proteggere i  diritti naturali , di salvaguardare i diritti di libertà e, di conseguenza, promuovere l’ autonomia creativa dell’ individuo.

Utilizzare il condizionale nella precedente riflessione è d’obbligo, dato che oggigiorno la politica non adempie i propri doveri, e quindi non serve il cittadino, ma si è, ripiegata su se stessa diventando autoreferenziale, sempre più lontana dalle esigenze della vita reale.

Credo di poter affermare, che il rifiuto che la gente comune ha nei confronti della politica, trae origine da questo stato di fatto. In parte è comprensibile. Come non essere indignati di fronte al tragicomico pietoso spettacolo che i politici italiani offrono spesso sui media nazionali?

Ho maturato la convinzione tuttavia, che tale indignazione, non derivi tanto dall’ avversione alla politica, di cui il comune cittadino non conosce appieno le reali dinamiche, quanto dallo sdegno nei confronti della classe politica e al ruolo che i suoi membri interpretano nella farsa.

Sicuramente in controtendenza, la mia esigenza di fare politica attiva l’ho maturata proprio in questo scenario, toccando anch’ io l’immaginario fondo dell’umana sopportazione, ma risalendone anziché accettare passivamente lo status quo, profondamente convinto che “Le nostre vite cominciano a finire il giorno in cui stiamo zitti di fronte alle cose che contano.                                                ( Martin Luther King )”.

La decisione più importante però l’ho presa scegliendo di profondere questo mio impegno nella causa dell’indipendentismo, stanco di vedere il nostro Veneto quotidianamente mortificato, esasperato nel vedere la nostra società, modello addirittura studiato per la sua efficienza, imbruttirsi quotidianamente sotto i colpi di uno stato indolente ed incapace nel contrastare la spirale recessiva nella quale ha trascinato la nostra economia.

La burocrazia esasperante, una fiscalità profondamente iniqua e accompagnata dal sistematico ricatto fiscale, la forte carenza di servizi e infrastrutture stanno pesantemente minando le fondamenta del nostro tessuto socioeconomico.

La totale mancanza di rispetto nei confronti della nostra lingua spesso dileggiata, e nei confronti di storia, cultura e tradizioni millenarie che il Veneto può vantare, nascoste e svilite da un sistema scolastico oscurantista e politicizzato, completa il quadro di questo sistema in forte carenza di democrazia, dato che quest’ultima non può prescindere dalla storia e dalla cultura di un popolo.

Ho trovato casa in Ind. Veneta, perché ho incontrato un gruppo di persone come me, gente comune, delle più disparate categorie sociali, che mettono a disposizione il proprio tempo libero, impegnandosi nell’attività politica, autofinanziandosi, per riportare entusiasmo in politica, per ridare dignità a questa importante funzione sociale, svilita da anni di malgoverno e malcostume.

La politica era al centro della vita sociale nelle grandi civiltà del passato, ad esempio nelle antiche città-stato greche, le polis, da cui il temine politica per l’appunto. Tutti erano partecipi della politica riconoscendone l’importanza, e solo successivamente, in epoca moderna, è divenuta cosa per pochi, arroccata nei palazzi del potere, assoggettata alla machiavellica “Ragion di stato”.

Aristotele definiva la politica come l’amministrazione della cosa pubblica ( da qui il termine rex-pubblica ) per il bene di tutti.

Nulla di più lontano da ciò che accade oggi, ovvero l’ incessante contesa del potere, a difesa di personalismi e di interessi di partito, che ingessando le istituzioni in posizioni sterili, ci sta trascinando rapidamente nel baratro.

Tutte queste sono evidenti verità di uno stato fallito. Il PIL in costante recessione, il debito pubblico incontrollabile, la pressione fiscale insostenibile, la disoccupazione dilagante, consumi e produzione industriale in continua contrazione, l’incapacità di dare al paese un governo stabile e credibile, sono dati inconfutabili.

Il Veneto con le sue aziende, una delle locomotive economiche d’ Europa, si sta inesorabilmente allontanando dal resto del mondo economicamente sviluppato, ostaggio di uno stato ormai totalmente assente, dove è impossibile perseguire le nostre migliori aspirazioni sociali ed economiche.

Grazie all’incompetenza e all’inconcludenza della classe dirigente italiana, perdiamo ogni giorno parti importanti del nostra società. Aziende che chiudono o delocalizzano all’estero per poter fare impresa, con l’ irrimediabile perdita di migliaia di posti di lavoro ( la disoccupazione è quasi raddoppiata dal 2006 ad oggi ), e il conseguente effetto della ripresa dell’emigrazione della nostra gente. Non ultima la più grave piaga che affligge la nostra collettività, quella di coloro che si tolgono la vita, perché non vedono un domani migliore. Questo è quello che perdiamo ogni giorno. Ogni perdita è un po’ di futuro, nostro e dei nostri figli, a cui tutti noi rinunciamo.

Platone ha scritto “ Una delle punizioni che ti spettano per non aver partecipato alla politica è di essere governato da esseri inferiori“.

E’ la totale mancanza di partecipazione in politica di noi cittadini che ha lasciato spazi sempre più ampi all’ opportunismo della attuale classe governante. Ora purtroppo, se da un parte, dobbiamo prendere atto che questa democrazia è una dittatura dove ci è solamente concesso sceglierci il padrone, dall’altra dobbiamo fare un mea culpa, perchè abbiamo volontariamente e progressivamente ceduto la nostra sovranità popolare, a rappresentanti che hanno sicuramente tradito il nostro mandato elettorale, ma che hanno approfittato della nostra troppa dedizione al lavoro, e del nostro disinteresse nei confronti dell’agone politico.

Diceva Martin Luther King, “Può darsi non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non farete nulla per cambiarla”.

Dobbiamo quindi recuperare la centralità nella politica del singolo cittadino, dobbiamo tornare tutti a fare politica attivamente, perché solo così torneremo protagonisti delle nostre scelte, protagonisti del nostro futuro.

La bozza della costituzione prevedeva un articolo poi non approvato, che recitava «Quando i poteri pubblici, violino le libertà fondamentali ed i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza all’oppressione è diritto e dovere del cittadino.», Alla luce dei fatti è comprensibile il perchè non sia stato inserito nella stesura definitiva.

Alcuni oggi auspicano una rivoluzione, con forconi e bastoni per dare una svolta a questa drammatica situazione. Io stesso sono convinto che il cambiamento arriverà senza dubbio da una rivoluzione, ma che sarà assolutamente pacifica, democratica e legale. Sarà’ il percorso rivoluzionario di Ind. Veneta, l’ Autodeterminazione del Popolo Veneto, che cambierà completamente lo scenario sociale del nostro domani.

Dare al popolo Veneto questa opportunità è l’obiettivo che si è posto IND.VENETA fin dalla sua nascita. Stiamo parlando di un avvenire senza dubbio tutto da costruire, ma possibile, soprattutto alla luce delle nostre enormi capacità economiche e imprenditoriali.

Il fine quindi della nuova Repubblica Veneta sarà di proteggere i diritti naturali, di salvaguardare i diritti di libertà dell’ individuo, e non di prevaricarlo costantemente, avendo come fondamenta principi costitutivi quali :

–       Il cittadino viene prima e al di sopra dello stato

–       L’esercizio della sovranità popolare si attua in forma diretta e senza limiti

–       Le comunità si organizzeranno in forma federale, nel rispetto del principi di sussidiarietà e nel rispetto dell’autodeterminazione

In base a questi principi noi saremo lo stato, e lo stato non potrà essere senza di noi. Saremo chiamati a prenderci questa grande responsabilità partecipando attivamente e responsabilmente alla vita sociale e politica, mediante l’esercizio della democrazia diretta.

“Il Veneto è tuo : Dichiaralo” recita l’incipit di un nostro manifesto, ed è giunto il momento di dichiararlo con decisione, con chiarezza e con forza.

Ancora Martin Luther King, strenuo difensore dei diritti civili e della lotta pacifica per la libertà del proprio popolo, diceva “Prima o poi arriva l’ora in cui bisogna prendere una posizione che non è né sicura, né conveniente, né popolare; ma bisogna prenderla, perché è giusta”.

A tutti noi ora viene chiesto di prendere posizione, ognuno con le sue peculiarità, nel grande progetto di IND.VENETA. L’autodeterminazione del popolo veneto, non solo è un diritto, ma è anche e soprattutto un dovere, che tutti dobbiamo assumerci.

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Baratella Daniele

coordinatore Indipendenza Veneta

sezione Montagnana

Email. daniele.b70@libero.it

10 risposte a “L’importanza della coscienza politica comune”

  1. Proprio ieri parlavo con un politico sinistroide, il quale così concluse la sua orazione:
    “I veneti… boh… hanno subito nel 1866 e continueranno a subire. Piuttosto che ribellarsi, sono diventati, a fine ‘800, i più grandi emigranti d’Italia… non si cambia: in realtà la Repubblica di Venezia era Venezia città, gli altri erano degli schiavi. Inoltre i comuni a favore sono pochi…”

    SIa pure, dovesse comandare Venezia, già sarebbe meglio di Roma piemontese: ma Spartaco si è pur messo alla testa degli schiavi. Speriamo che la violenza non sia necessaria.

    Secondo me, l’azione sulle popolazioni venete deve (non dovrebbe, deve) essere profonda, incisiva, determinata e dobbiamo tenere dei corsi, delle conferenze, non tanto sui motivi che ci spingono all’indipendenza, quanto su come andrà costituita la nuova Repubblica. Dobbiamo far venire la voglia di quello che è possibile fare, spiegare tutte le cose fattibili, profondamente diverse. Se la gente pensa che, tutto sommato, la nuova Repubblica non sarà troppo dissimile dalla vecchia, molti saranno coloro che, invece di accendersi nel nuovo sogno, rimarranno apatici. Dal confronto serrato tra l’attuale disastrata Italia e la nuova Repubblica costituenda, dovrebbero sgorgare ragionamenti come: “ma, allora… è possibile cambiare… ma, allora, forse vale la pena…”. Quel ‘forse’ va eliminato, DEVE valere la pena.

    Due esempi per tutti delle cose che possono essere innovative: la nuova Repubblica NON DARA’ ALCUN INCARICO senza responsabilizzazione precisa. Ogni legge terrà conto nei libri di chi ha votato a favore e di chi ha votato contro. Se la legge funzionerà, per coloro che avranno votato contro aumenteranno le probabilità di ostracismo. Ogni anno, l’1% di coloro che avranno i peggiori punteggi (pochi risultati, voti sbagliati ecc) sarà eliminati dall’agone, sia politico, sia burocratico. Dovremmo portare avanti conferenze e riunioni di questo genere. Un dettaglio, molti dettagli, per chi sia interessato, si possono trovare su http://www.giurassico.wordpress.com dove, come dice Daniele Baratella, l’immagine simbolo è la Grecia di Pericle.
    A proposito di quetste conferenze, non è detto che tutte le cose illustrate saranno fattibili: per ora dobbiamo stimolare la riflessone sulla possibiità di cambiare.
    Proponendo una nuova visione, si crea innanzi tutto il concetto che cambiare è possibile, nei dettagli, non solo negli aspetti generali. Molte volte la gente pensa che non ci siano grandi cambiamenti possibili dietro l’angolo.

    Ad esempio, il sistema pensionistico può essere completamente differente, senza passività (vedi Giurassico) e creare l’immagine di quanto possa essere differente, fornendo i dettagli, può essere altamente stimolante.

    WSM! Dobbiamo avere un plebiscito bulgaro come quello del 1866, ma stavolta per la libertà nostra, non per le ambizioni piemontesi. Riflettiamo anche sul fatto che i comuni a favore del Plebiscito, come diceva il sinistro, non sono stati moltissimi. Il lavoro si profila molto impegnativo e non dobbiamo prenderlo sotto gamba. Per aspera ad astra.

    1. Scusami l’impertinenza ma difficile sparare un concentrato di cazzate come il tuo amico sinistroide!! Ha una concezione della storia tutta sua! 😀

      1) “I Veneti….boh…” coh cosa????

      2) “hanno subito nel 1866” cosa scusa???? L’italietta che lui vanta aveva PERSO la guerra d’indipendenza ma la PRUSSIA (esatto i cattivoni tedeschi) vinsero contro l’austria che dovette cedere il veneto ai savoia. L’italia non ha mai conquistato il veneto nè militarmente Né CULTURALMENTE (eccetto il suo amico e pochi altri evidentemente); anzi la marina veneto-austriaca battè (cioè vinsero e non subirono)l’italia a Lissia. Poi quanti sono morti per mano giacobina per aver gridato WSM od essere insorti? Dire che hanno subito perchè all’epoca il veneto si è trovato tra una morsa di due superpotenze (Imp. Asburgico e Francia) è ridicolo!!

      3) “continueranno a subire” forse lui che soffrirà sicuramente di qualche turbe psichica certamente, i Veneti no. Mi sembra che i sondaggi diano il veneto come la regione più indipendentista d’italia, comparabilissima solo con il Südtirol. Per non parlare delle innumerevoli associazioni, partiti, movimenti per finire agli eroi dei Serenissimi. Cosa si aspetta il tuo amico? un esercito parallelo tipo in congo??

      4)”gli altri erano degli schiavi” inutile dilungarsi su una frase così risibile, la ciliegina sulla torta. Prenda un atlante e guardi gli stati confinanti e poi li vada ad analizzare, lo faccia sia con quelli dell’epoca storica della Serenissima sia con quelli odierni…e forse capirà come si sono invertite le cose…ma figuriamoci se sa cos’è un’atlante visto quanto ne sa di storia…
      🙁

  2. In riferrimento alla risposta del sig. Ernesto, (il signore sinistroide, se veneto, dovrebbe vergognarsi, ancor più di quello che dice, dovrebbe darsi da fare per fare in modo che il Veneto abbia un riscatto anche morale, non appiattirsi come si può intuire dai voleri partitici nazionali. I comuni sono pochi ? ma questo non vuol dire che la gente dei comuni che non hanno ancora appoggiato la 342 non siano favorevoli. Dice che nelll’entroterra erano solo schiavi di Venezia, invece Venezia li ha liberati dal feudalesimo imperante). Come dice il sig. Ernesto, bisogna continuare ad impegnarsi per far conoscere quali sono le prerogative di un Veneto Indipendente, confederato, con democrazia diretta.
    Mi piace l’articolo di Daniele Baratella.

    1. una che dice “dovesse comandare Venezia”…vuol dire che proprio non ha capito nulla di quello che andiamo a costruire, nè della storia che è nella nostra tradizione, laddove Venezia non sottomise ma allargò i territori di sua inflenza politica stabilendo dei patti di reciproco interesse e per far fronte comune al predominio delle altre superpotenze di allora rappresentate dal Papato e all’Impero… e comunque la realtà va sempre contestualizzata e rapportata all’evoluzione di 1200 anni quale fu la storia della Serenissima: non c’è altra realta che la superi in equità e saggezza di governo, i più grandi stati occidentali hanno attinto nel formarsi alla sua legislazione ed è sempre stata percepita come “terra di libertà”.. ricordiamone uno per tutti, Dante…
      Molto giuste le osservazioni e le argomentazioni del Signor Baratella. e comunque basilare l’affermazione del primo punto che caratterizzerà il Veneto Indipendente:
      la persona prima dello stato e non viceversa.
      Pensiamo all’orrore del primo articolo della costituzione alla base dello stato Italia: una repubblica fondata sul lavoro…cioè tutti schiavi per tenerla in piedi, arbeit macht frei!!!
      Dov’è la dignità dell’uomo in quanto persona, cioè dei bambini, i vecchi, i malati, di quelli che non producono che ne facciamo? e quelli che producono perchè devono farlo per la repubblica e non per realizzare innazitutto se stessi come persone pensanti, creative, desiderose di provvedere alla costruzione della propria famiglia e di essere utili al prossimo, per generosità, per lodevole ambizione, per senso sociale, per desiderio di contribuire alla costruzione alla conservazione allo sviluppo del suo territorio…
      Insomma, con la libertà sarà tutto un altro spirito…ma ora pensiamo ad arrivare all’indipendenza!…

        1. Rispondo a Caterina che capisce tutto, certamente.
          Capisce che le persone venete cambieranno, ché anzi dovranno cambiare, “perchè devono farlo per la repubblica e non per realizzare innazitutto se stessi? perchè fondare tutto sul lavoro?”. Incredibile: su cento veneti, 95 pensano solo al lavoro e probabilmente il primo articolo della costituzione attuale non lo vorrebbero cambiare… da cui si desume che i sinistroidi sono sempre in agguato: dire ai veneti che non sono tenuti al lavoro e che qualcuno eventualmente si penserà. Contano i diritti e non i doveri: dove l’avevo già sentito?

          Quindi, non solo avremmo la nuova Repubblica, ma avremmo anche i nuovi veneti. Tutto molto semplice, fattibilissimo, come bere un bicchier d’acqua. Ma i veneti non vogliono probabilmente cambiare… anzi, saranno gli ultimi a dover cambiare, dato il risultato del nord-est, che non sapevamo nemmeno che esistesse: il nord-est ci è stato detto dai foresti…
          Secondo me, dovremmo cambiare le condizioni oggettive e non dare ordini di cambiamento morale. non cambiare i veneti che vanno bene così come sono ed hanno dimostrato il senso pratico migliore in Europa.
          Dobbiamo dar loro gli stimoli e la voglia di crescere, finora negati dall’Italia, pur rimanendo loro quelli che sono da 1200 anni: vogliamo cambiarli ora? ridicolo.

          Dirò di più: non debbono assolutamente cambiare. Prima di realizzare se stessi come “persone pensanti”, sarà meglio assicurare ai veneti la tranquillità all’interno delle proprie famiglie e che si tengano pure le loro debolezze attuali, almeno per i prossimi trent’anni. Comunque, hanno dimostrato di saper pensare e di non essere degli idioti.
          Non hanno bisogno che qualcuno dica loro perché lavorano, se debbono lavorare ed altre stupidaggini del genere.

          Poi, anche se dovesse comandare Venezia, come dice il sinistro, a me non importerebbe proprio molto: basta che la gente stia bene e che possa godere il frutto del lavoro (del primo articolo della costituzione).

          Non vorrei che rinnovassimo (a chiacchiere della sinistra) la questione della libertà, uguaglianza e fraternità. Molto meglio ascoltare meno voli pindarici (si parte da Tocqueville e si arriva a Robespierre) che portano alla ghigliottina e seguire piuttosto modelli concreti, come quello Svizzero, ad esempio, che non è un gran che (ci ho vissuto a lungo) ma è di gran lunga meglio del modello italiano sicuramente: non sarà molto di sinistra ma pazienza. Comunque mi sembra di capire che il vaniloquio, l’arroganza e la tendenza polemica appaiono più importanti di una conversazione serena. Meglio quindi avere gli atteggiamenti alla Calderoli?
          Io non capisco nulla.
          Tu capisci tutto.
          Egli non capisce nulla eccetera.
          Ipse dixit: se lo dice lei che capisce tutto, benissimo.Niente di nuovo sotto il sole.

          Pur avendo la massima stima per Venezia (io sono veneziano, Riva Schiavoni 3975) non possiamo avere il prosciutto nel cervello: Venezia ha fatto meno errori degli altri ma ne ha fatti: ricordiamo l’invasione del Casentino, ad esempio, e ricordiamo ciò che diceva Machiavelli di Vinegia: il povero Dante doveva abbastanza spesso parlar bene e non certo disinteressatamente. Non passiamo poi al panegirico e a mettere Venezia su di un altare senza difetti, per il semplice motivo che non sarebbe la verità. Ed è proprio per questo che vale la pena di lottare: per qualcosa di umano e abbastanza buono, migliore delle altre realtà che si sono susseguite.Orsù, stiamo coi piedi per terra ed affrontiamo Serenissimamente il difficile passaggio di domani ( o dei prossimi giorni): il Plebiscito, in confronto, sembrerà meno ostico, almeno a me. Ma forse non capisco nulla.
          Comunque tutti possono far parte di Indipendenza Veneta, anche i sinistri filosofi portati al panegirico.
          Tessera 1633.

          1. Senza dubbio, il nuovo Veneto non dovra’ essere un ritorno al passato. Si punta alla Svizzera, diciamo come primo passo. Ma sara’ un passo molto lungo. Concordo che la mentalita’ e’ differente.
            MA per quel che vedo, non e’ nemmeno cosi’ differente. Il prosciuto sugli occhi ce lo siamo fatto mettere, ma gli occhi sotto sono ancora buoni.

            Quello che possiamo fare noi, e’ spingere nella stessa direzione coerentemente. Solo cosi’ piu’ e piu’ persone si toglieranno la gamba di prosciutto dal davanti…

            🙂

          2. io capisco solo che l’Italia col totem della sua aurea costituzione, peraltro pensata da soloni equilibristi a cui ormai ci siamo abituati, ci ha portato alla situazione odierna dalla quale prima ce ne andiamo meglio è… quanto al risultato del plebiscito del 1866 fu bulgaro perchè votò una esigua minoranza ammessa per censo e perchè soldati comandati, tant’è che da una corte internazionale è stato dichiarato nullo… bene! ora facciamone uno noi efficace e giusto, dimostriamo di aver capito la lezione della storia!
            W San Marco!…e sono una vittoriese cadorina…

  3. Il principale motivo per cui sono a favore dell’indipendenza è per il semplice fatto di poter costruire uno stato riformato e democratico secondo le esigenze di buon senso comune e dei tempi in cui viviamo, Tutto ciò nell’attuale situazione italiana è impossibile, ormai una cancrena.
    Credo sia un’opportunità che solo per tal motivo va condivisa e appoggiata. Ne più ne meno.
    IV ci offre questa possibilità, prima che sia troppo tardi per davvero, questione di 2 anni al massimo, la situazione cambierà comunque ma con mali maggiori. Approfittiamone adesso.

  4. Un po’ lungo l’articolo ma sostanzialmente condivisibile. Speriamo che il percorso per l’indipendenza della nostra terra non sia lungo e tortuoso ma sia breve e rettilineo…. Auguri a tutti voi per una ritrovata nuova Repubblica Veneta Serenissima: brindiamo ad altri 1100 anni di Serenità!

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