Indipendenza Veneta per spalar via il fatalismo italiano

Anche i sindaci dichiarino l’indipendenza del Veneto

Un lungo sospiro di sollievo” scrive il Giornale di Vicenza. “la grande paura è passata, questa volta il Bacchiglione dovrebbe aver risparmiato Vicenza.” L’innondazione nel vicentino c’è comunque stata, e oggi l’onda massima passa per il padovano, ma pare non essersi ripetuto il disastro del primo novembre 2010.

Due anni fa i danni avevano passato il miliardo di euro, e solo un quinto di questi (200 milioni, forse) sono stati risarciti dallo stato italiano. L’innondazione di novembre 2010 ha segnato il momento quando i veneti si sono maggiormente disillusi dell’incapacità (e dell’inutilità) dello stato italiano. Prima dell’autunno 2010 si respirava ancora un’aria di soggezione verso una capitale distante e dall’atteggiamento onnipotente, e si sentiva un’atmosfera di subordinazione verso uno stato sicuramente esoso, ma con ancora la parvenza di essere soccorritore e con risorse e capacità illimitate. Dopo l’innondazione di tre province venete (Verona, Vicenza, Padova) la finta forza di questo stato è stata smascherata, ed è crollato il falso mito tricolore.

Quello che è invece emerso è la forza delle comunità locali, sia delle amministrazioni che dei singoli cittadini. La città di Vicenza è stata forse l’esempio principe: ridotta in uno stato d’emergenza peggiore delle immondizie di Napoli, nel giro di qualche giorno l’amministrazione comunale e migliaia di cittadini volontari avevano ripulito tutto.

I veneti sono stati così bravi che forse quei 200 milioni di risarcimenti nemmeno servivano, avrà pensato il governo italiano di turno (uno vale l’altro). Basta fare due calcoli per rendersi conto che solo con l’aumento dell’1% di IVA Roma si è ripresa dal Veneto almeno 5 volte tanto i risarcimenti dell’alluvione. In media il Veneto paga 22 miliardi all’anno di imposte indirette (con l’IVA al 20%). Con solo un 1% di IVA in più (tenendo anche conto della recente riduzione dell’attività commerciale dovuta alla crisi) significa sborsare come economia veneta pressapoco 1 miliardo in più all’anno. Non parliamo poi dell’impatto dell’IMU.

Però, se in risposta al Novembre 2010 è emersa l’operosità e la solidarietà dei veneti, questo Novembre 2012, a giudicare anche dai virgolettati tratti dal Giornale di Vicenza, sta avanzando un’indole di fatalismo che non fa parte della nostra cultura. Quest’anno il Bacchiglione ci ha risparmiato, siamo stati fortunati, speriamo di venire graziati anche in autunno 2013. Pare quasi di essersi arresi alle sorti della natura, ma questa non è la tempra dei veneti. Non possiamo rassegnarci ai badili e ai sacchi di sabbia perché privati delle nostre risorse per tutelare la nostra infrastruttura fluviale. 500 anni fa i veneti spostavano fiumi. A parte aver dirottato il Piave, il Sile e il Brenta creando quel gioiello artificiale che è la laguna veneta, l’entroterra veneto è pieno di canali e di fiumi dirottati per salvaguardare quel giardino che la pianura veneta è diventata.

I veneti non vanno dalla Madonna di Monte Berico per placare il Bacchiglione. Abbiamo vissuto di rendita per decenni, se non per secoli, grazie ad una infrastruttura idrica impostata ancora ai tempi della Serenissima. E’ ora di risistemare gli argini e i letti dei nostri fiumi, e solo riappropriandoci della totalità delle nostre risorse, quei 70 miliardi di tasse che ci vengono prelevate ogni anno, avremo la possibilità di fare quello che veramente sappiamo fare.

In momenti di crisi un rappresentante istituzionale, anche un singolo sindaco, non può limitarsi ad amministrare le zero risorse che gli vengono concesse da Roma. E’ inutile far vedere quanto si è bravi con il badile e con i sacchi di sabbia. Qui c’è bisogno di azione politica per trattenere qui la totalità del frutto del nostro lavoro per curare le nostre infrastrutture pubbliche. E l’unica azione politica realizzabile nei tempi brevi dettati da una necessità che nei momenti di apprensione, dovuti all’innalzamento del Bacchiglione, è l’indipendenza veneta. Ieri si è fatta sentire l’urgenza di agire per trovare una soluzione, non amministrativa (badili, sacchi di sabbia), ma politica (trattenere la totalità dei nostri soldi per sistemare l’infrastruttura pubblica).

Questa primavera amministrazioni comunali come quella di Vicenza andranno al voto. Vogliamo dare una pacca sulla spalla a chi si accontenta di spalare fango in maniera egregia, o vogliamo invece smetterla di versare decine di miliardi per poi dover elemosinare qualche milione di risarcimento? Questa primavera il rinnovo dei sindaci deve per forza essere una scelta politica: o rinnoviamo l’incarico a chi sventola la bandiera del centralismo, simbolo della cultura del fatalismo e dell’infrastruttura decadente; oppure imbocchiamo anche a livello comunale la strada referendaria di Indipendenza Veneta. E’ una necessità, e no se pol far de manco.

Lodovico Pizzati
Segretario – Indipendenza Veneta

7 risposte a “Indipendenza Veneta per spalar via il fatalismo italiano”

  1. Cari sindaci veneti, non vi è peggior sordo di chi non vuol sentire. L’indipendenza servirà a ridurre drasticamente le tasse per fare in modo che le imprese che vi sono in Veneto non emigrino in paesi più onesti, perchè pagare il 70% di tasse non è un dovere civico come afferma quel predatore di Monti, ma una rapina sacrosanta. Perfino gli americani e gli inglesi restano sbigottiti da una simile percentuale di tassazione!!! E’ logico che le imprese fuggano, e quando i veneti saranno disoccupati cari sindaci,sarete voi a dar loro lavoro? Con l’Italia non potremmo mai ridurre drasticamente le tasse alle imprese, con un Veneto indipendente si. 40 anni di furti ed umiliazioni che abbiamo subìto noi veneti, da parte dell’Italia non vi sono bastati per convincervi alla secessione del Veneto? Quanti veneti si debbono ancora suicidare per convincervi? Penso che dovrete perdere una serata nel vostro consiglio comunale e discutere i vantaggi e svantaggi per un eventuale secessione del Veneto!!!E’ un dovere civico verso la gente del vostro paese!
    Se proprio invitate qualcuno di Indipendenza veneta che potrà illustrarvi i benefici.

  2. Si però siamo sempre lì a chiedere “permesso ” ho sentito dire che se ci sarà il referendum si farà per il 2017, ma per quella data non ci sarà più niente da cui diviversi. non ne posso più di facce di M…a ke in tivù pensano a loro stessi.

    1. Avresti dovuto rispondergli:”No, nel 2027″…… Nel 2017 saremmo peggio della Grecia! E’ già tardi nel 2013. Chi vuole ritardare il referendum è nemico dei veneti. Bisogna lavorare per fare conoscere la “Buona Novella per il popolo veneto” che è il referendum, a più gente possibile.

  3. Parlare, parlare, parlare e non risolvere un cazzo. Ecco l’ hobby preferito dei politici italiani, dai quali anche i politici veneti hanno preso molto. Questa gente andrebbe presa dalla giacca e portata nella melma a spalare il fango nelle case di questa povera gente. In un paese serio si sarebbero dimessi di nuovo capo della protezione civile, sindaci, prefetti e assessore provinciali vari. Questa è la prova che non servono a un cazzo. L’ unica cosa di cui abbiamo bisogno al più presto è l’ INDIPENDENZA e mandare fuori dalle balle quei cialtroni. WSM

    1. Se in ottobre fossimo stati 10000 invece di 1000 sarebbe stato meglio.
      Sarebbe ora che i veneti contribuiscano fisicamente quando si organizza qualcosa di veramente importante per il nostro paese. E’ vero che la maggior parte sono favorevoli all’indipendenza, però uno sforzo dovrebbero farlo, tanto per far capire all’opinione pubblica che siamo in tanti.

    2. Basta vardare de cossa ke parla sia i jornali sia la tv. Le primarie e la leje eletorale. Te volarè mia ke i parla dei veri problemi ke gavemo! Quelo xe importante! Intanto a Vicensa i ga de novo l’acua dentro le case(manco de l’altr’ano par fortuna). Stamatina go sentìo el sindaco de Vicensa, me xè vegnesto el sgranfo.Tuti boni a dire ke desso no ghe xe skei par far le robe. Ma quando ke ghe jera i skei, parkè le robe no xe sta fate ???? E si ke ghe iera anca i so compari!!! I xe tuti compagni(uno pexo de l’altro).

      1. Con 20 miliardi di euro che abbiamo regalato a Roma nel 2011 non che schei. Con oltre 500 miliardi di euro che abbiamo regalato a Roma negli ultimi 30 anni non ghe schei. Ma dighe a quel ritardato del to sindaco kel se sveja un pochetin, no tanto,kel poco che basta per capire che non se pol pi regalarghe schei a Roma con i veneti alla fame.
        Sindaco di Vicenza, te si fora de testa.
        Io mi vergognerei come politico veneto continuare a mandare tasse a Roma!!!

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